Se fosse la lampada Serpente la più emblematica di Martinelli Luce?

Forse ti aspettavi di leggere che la lampada più rappresentativa del brand Martinelli Luce fosse Pipistrello, ma affondiamo un po’ nella storia e proviamo a mescolare le carte. Pipistrello è la lampada che più comunemente è associata al marchio, ma ci chiediamo se possa essere la più emblematica. E la lampada Serpente potrebbe essere la nostra chiave di lettura.

Facciamo un passo indietro.

Lo scenario

Siamo negli anni ‘60, gli anni del boom economico e del pionierismo negli oggetti di uso quotidiano, anni in cui il design italiano diventa icona di stile. La continua ricerca materica che mirava alla sostituzione dei materiali naturali con altri più economici e sintetici porta la materia plastica verso un’ascesa esponenziale e con lei la volontà di trasformazione. Non solo la materia, ma anche l’approccio al progetto cambia cercando nuove tecnologie produttive.

 
 
 
La lampada Serpente (Elio Martinelli, 1965)

Elio Martinelli disegnava le lampade guardando spesso fuori dalla finestra osservando la natura. Quando riproduceva forme organiche le modificava più volte fino a renderle lampade, usando le tecnologie più attuali per il periodo in un crescendo di intuizioni applicate ai nuovi materiali, al metacrilato in particolare.

La difficoltà e la soluzione

Serpente era pensata per interagire con l’utente attraverso un movimento rotatorio ed il diffusore era caratterizzato da un sottosquadro che con gli stampi per la termoformatura utilizzati all’epoca non era possibile realizzare.

Spinto dalla volontà di voler produrre un qualcosa di così innovativo, Elio mette a punto delle tecniche di stampaggio del diffusore con il sottosquadro che erano avanzate per l’epoca, riuscendo così a concretizzare il suo progetto.

La lampada Serpente diventa quindi un vero e proprio archetipo produttivo che, combinato con la soluzione adottata nel sistema rotatorio del sostegno, la rende significativa non solo da un punto di vista formale, ma anche tecnico.

Il costante stimolo all’innovazione e alla ricerca consentì ad Elio di fare sperimentazioni inedite nelle forme diventando poi uno dei suoi marchi di fabbrica che lo fecero affermare nel panorama del design.

La relazione tra la lampada Pipistrello e la lampada Serpente

Pipistrello rompe il razionalismo degli anni ’60, gli elementi di discontinuità introdotti dall’architetto Gae Aulenti ne fanno una lampada che esprime una modernità inaspettata, che si scontra però con le difficoltà realizzative dovute alla tecnologia dell’epoca.

 

Per la dinamicità che il fusto telescopico richiedeva e la complessa forma del diffusore occorreva trovare un fornitore che avesse la soluzione finalizzata a rendere Pipistrello la lampada che oggi ispira molte persone. 

Fu Sergio Camilli, fondatore di Poltronova, a suggerire a Gae di rivolgersi ad un imprenditore toscano, precursore dello stampaggio in metacrilato, Elio Martinelli, che aveva già infranto i limiti tecnologici dell’epoca con la realizzazione della lampada Serpente. 

Dopo numerosi tentativi, sperimentazione e ricerca tecnologica il fondatore di Martinelli Luce trova la soluzione per ingegnerizzare quella lampada dallo spirito ribelle che oggi è strettamente legata al nostro marchio.

Ed è così che nasce un legame tra icone.

Torniamo al quesito iniziale ossia individuare una lampada rappresentativa di Martinelli Luce.

Forse non c’è una risposta univoca nella ricerca di un’unica lampada emblematica poiché tutta la produzione aziendale è sempre stata in equilibrio con i canoni distintivi del marchio, tuttavia, la lampada Serpente potrebbe essere tra quelle che, avendo radici più profonde nell’identità del brand, ne racchiude per prima i valori che da sempre ci contraddistinguono: minimalismo, natura, geometria, dinamicità, tecnologia, sperimentazione.

O forse ognuno di noi può stilare la sua classifica personale riconoscendo in una lampada o nell’altra la sua icona, il suo legame con l’oggetto, un valore che la eleva a custode della sua identità.